La trasformazione digitale delle imprese italiane è in corso, tuttavia i costi elevati e la carenza di risorse interne per gestire i progetti frenano le aziende lombarde nell’adozione di tecnologie e processi digitali.
È spiegato in questo modo il risultato dell’analisi del Digital Innovation Hub della Lombardia, che sulla base dell’assessment effettuato da un campione di poco meno di 400 imprese, in una scala da 1 a 5 nella maturità digitale assegna il punto medio di 2,99 alle aziende della regione: un punteggio oltre la media nazionale (2,85) ma ancora ad un passo dalla sufficienza piena.
In merito all’argomento il presidente del Dih lombardo Stefano Poliani spiega: “Le aziende si stanno certo muovendo in questa direzione ma la strada da percorrere è ancora lunga: le Pmi in particolare fanno fatica a prendere questo treno”.
I dati della regione Lombardia, spiega Poliani, sono in parte spinti verso l’alto da aspetti settoriali e dimensionali, tenendo conto di una maggiore presenza relativa nella regione sia di aziende affermate rispetto alla media, sia di realtà impegnate nei settori avanzati della meccatronica, dell’automotive o dell’aerospazio.
Dai dati è inoltre emerso che soltanto 6 aziende su 100 sono posizionate oltre quota 4 di maturità digitale, la zona di eccellenza.
“Il limite delle risorse interne e soprattutto delle competenze è un freno evidente in questa direzione tecnologica – continua Poliani – e questo aspetto rende ancora più critico il ruolo dei Dih nel percorso di sensibilizzazione e avvicinamento a questi temi.”
I risultati evidenziano che la maturità digitale è correlata alle dimensioni d’impresa, con valori che diventano però sufficienti (3,25) solo per la fascia oltre i 20 milioni di ricavi e che progrediscono in modo più convinto al crescere degli addetti, arrivando a quota 3,48 per le aziende oltre i 200 dipendenti.
In termini di percorso “smart” tra i settori primeggiano Ict e servizi digitali, seguiti da mezzi di trasporto e logistica, farmaceutica e metallurgia. In corda, con gli indici più bassi, tessile-moda, carta-legno e, ultima con un ampio distacco, l’edilizia.
“Si è investito anzitutto dove i vantaggi percepiti sono evidenti e più immediati – aggiunge Poliani – tenendo conto anche di un piano 4.0 che andava proprio ad incentivare gli interventi in questi processi. La strategia ha funzionato ma ora bisogna accelerare e i fondi disponibili grazie al Pnrr, sia per i Dih che i Compentence Center, rappresentano un’occasione per migliorare il punteggio avvicinando un numero sempre più ampio di imprese all’area di eccellenza nel percorso di digitalizzazione”.
Una collaborazione, quella con i Competence Center, che l’hub rafforzerà nei prossimi mesi, anche grazie all’accordo siglato nel 2022 con il Competence Center MADE.
C.L.