Abbiamo deciso di promuovere un confronto tra tutti i Presidenti degli Ordini regionali dei Giornalisti attraverso interviste su alcuni temi centrali per il futuro del mondo dell’informazione e della professione giornalistica.
Oggi pubblichiamo l’intervista del Presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Puglia, Piero Ricci.
- Come Ordine cosa ne pensate del nuovo Disegno di legge sulla diffamazione e quale potrebbe essere l’impatto sul giornalismo e sulla libertà di stampa?
La toppa può essere peggiore del buco. E le norme proposte lo sono. Per eliminare la previsione del carcere per i giornalisti in caso di condanna per i reati connessi all’esercizio del diritto di cronaca, si introducono norme che aumentano i risarcimenti del danno a carico dei giornalisti e in caso di controversie il foro competente non è più quello dove si edita il prodotto giornalistico: in un contesto in cui il lavoro giornalistico diventa sempre più precario e distribuito in realtà editoriali locali, questo rischia di tradursi in una sorta di autocensura per chi deve maneggiare il diritto di cronaca e, non dimentichiamolo, anche quello di critica.
- Quali sono le proposte che secondo voi andrebbero fatte in futuro per garantire una maggiore tutela della professione giornalistica?
Intanto introdurre un automatismo delle penali in caso di querele temerarie: mi chiedi 100mila euro come risarcimento? Bene ma in caso di sconfitta, nel caso in cui il giornalista ha ragioni da vendere, la norma deve prevedere un risarcimento al contrario, automatico per il giornalista nell’ordine del 10, 20 per cento di quanto chiedi al giornalista. E poi ritengo che si debba trovare nelle aule di giustizia una strada giurisprudenziale per perseguire l’esercizio abusivo della professione giornalistica senza intaccare l’articolo 21 della Costituzione. Oggi troppi si “sentono” giornalisti senza “esserlo”. E i cittadini hanno il diritto di essere informati correttamente. Ecco in quel “correttamente” c’è la differenza tra chi si inventa giornalista e chi lo è davvero, rispettando regole ed etica.
- In che modo l’Intelligenza Artificiale viene integrata o potrebbe essere utilizzata nell’attività giornalistica per migliorare la precisione e l’obiettività delle informazioni?
L’Intelligenza Artificiale ha bisogno di dati, notizie, fatti. Ha bisogno del lavoro del giornalista per impostare una qualsiasi risposta alle domande che riceve. Detto questo, penso che l’Intelligenza Artificiale altro non che un’ennesima fonte che il giornalista può consultare per fare al meglio il suo lavoro. E ha già gli strumenti deontologici per usarla così come fa come con tutte le altre fonti perché il giornalista “deve” indicare la fonte delle sue notizie (tranne nei casi in cui la fonte sia fiduciaria e non voglia essere citata, ma non mi sembra sia questo il caso dell’Intelligenza Artificiale). Ma credo che la domanda vada rivolta agli editori o a quegli editori che già intravedono nell’Intelligenza Artificiale, la possibilità di tagliare costi del personale e di fare un giornalismo senza giornalisti.
- Come l’Ordine affronta il problema delle fake news nell’ambito giornalistico e quali sono le strategie principali per contrastarle?
Offrendo agli iscritti occasioni di approfondimento formativo per arginarle e combatterle. Implementare reti e collaborazioni tra Ordini e offrire agli iscritti servizi specifici per facilitare un lavoro che definirei di contro-disinformazione.