Le imprese italiane, soprattutto quelle di piccole e medie dimensioni (pmi), sono in ritardo sugli investimenti nel campo dell’Intelligenza Artificiale. A evidenziarlo è la Rilevazione Imprese e Lavoro di Inapp, Istituito nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche, condotta su un campione di 30mila imprese, che sottolinea come soltanto il 2% delle pmi abbia effettuato investimenti in questo settore tra il 2019 e il 2021.
«Mentre nel nostro paese sull’Intelligenza Artificiale siamo ancora alla discussione tra “apocalittici e integrati” – spiega Sebastiano Fadda, presidente di Inapp – i principali competitor investono convintamente in quest’area che è destinata a migliorare i processi produttivi e l’organizzazione del lavoro. Ad oggi il primo gap che caratterizza le pmi è senza dubbio la mancanza di cultura e di competenza in materia: sanno che l’Intelligenza Artificiale esiste ma ancora non sanno come utilizzarla per migliorare le proprie performance».
Un aspetto interessante che emerge dalla rilevazione Inapp è che quando l’AI è adottata in modo complementare con gli investimenti in Big Data e Robotica si assiste a conseguenze positive sui livelli occupazionali dell’azienda. Nello specifico, la quota di posti di lavoro richiesti avrebbe un incremento dello 0,7% e gli investimenti in formazione professionale accrescerebbero anche del 13%.
«È fondamentale – conclude Fadda – avere una visione strategica che consenta di accelerare e potenziare gli investimenti delle imprese, rafforzare le competenze digitali dalla scuola al mondo del lavoro e acquisire maggiore consapevolezza e conoscenza delle potenzialità dell’AI. Il Pnrr contiene più di un segnale incoraggiante in questa direzione, ma è necessario un grande sforzo di realizzazione».
F. S.