Il Coronavirus colpisce anche la salute mentale delle persone. Nei giorni scorsi, in occasione della Giornata Mondiale per la prevenzione del suicidio del 10 settembre, gli psichiatri al Convegno Internazionale sulle tematiche legate al suicidio, organizzato dalla Sapienza Università di Roma, hanno lanciato l’allarme. Da marzo, ovvero da quando è stato annunciato lo stato di pandemia, sono aumentati i disturbi legati alla psiche e, solo in Italia, si sono registrati 71 suicidi e 46 tentativi di togliersi la vita. I dati – in aumento rispetto al 2019 – sono aggiornati a inizio settembre. Nello stesso periodo, un anno fa, le persone che si erano uccise per motivi legati alla crisi economica erano 44 e i tentati suicidi 42. A pesare non è solo la crisi finanziaria e le sue conseguenze, il fardello che grava è quello dell’isolamento sociale, da non confondere con il distanziamento fisico, e l’aggravarsi di disagi psichici preesistenti ed esasperati dalla pandemia.
L’aumento dei suicidi in questo periodo è spiegato anche dalla chiusura degli ambulatori presso i quali molte persone effettuavano terapie psicologiche e psichiatriche. La pandemia ha fatto emergere la necessità di sviluppare una modalità digitale che avvicini le persone nel caso in cui dovesse esserci un nuovo lockdown. Confermano l’aumento di casi anche i numeri di Telefono Amico d’Italia (02 2327 2327) che nella prima metà del 2020 ha ricevuto quasi 2mila richieste di aiuto da parte di potenziali suicidi o di persone preoccupate per il possibile suicidio di un proprio caro. Nel 2019 i dati erano dimezzati.
E’ di pochi giorni fa, la notizia della maestra di 45 anni che, vicino a Roma, si è buttata dalla finestra del suo appartamento al quinto piano, morendo sul colpo. Secondo i primi racconti del marito e delle persone che le erano vicine, la donna – che non soffriva di disturbi psichiatrici – era devastata dall’incertezza causata dalla pandemia, dalla paura di ammalarsi e da quella di perdere il lavoro. Il professor Alessandro Meluzzi, medico psichiatra ed esperto di fenomeni sociali, ha dichiarato che “i suicidi, da quando è cominciata la pandemia, sono aumentati del 15% e alla fine, se faremo una conta delle cause delle morti, vedremo che saranno molti di più coloro che si sono uccisi per infopandemia, l’overdose di messaggi televisivi e giornalistici, che da quasi un anno ci ossessionano con messaggi allarmistici sul virus”.
A fine agosto, l’incertezza per il futuro e la mancanza di prospettive avevano spinto al suicidio anche un ristoratore fiorentino 44enne. Gli ultimi dati di Confesercenti-Swg, non fanno presagire cambi di rotta positivi: le saracinesche abbassate e mai rialzate dopo il lockdown sfiorano quota 100.000, mentre oltre mezzo milione tra hotel, b&b, negozi, bar e ristoranti si dichiara apertamente in difficoltà. L’Istat ha certificato il rischio chiusura per due terzi delle imprese di ristorazione e centinaia di migliaia di posti di lavoro in bilico.