Nei giorni scorsi l’Autorità Garante per la protezione dei dati personali era intervenuta per bloccare la diffusione di un video su internet che ritraeva una minorenne che, accompagnata dal nonno, faceva visita alla madre detenuta in carcere.
La vicenda è ormai nota in quanto correlata allo scandalo che sta coinvolgendo diversi parlamentari europei, una vicenda che occupa ormai da un mese le cronache italiane e internazionali.
Al momento il video non è più reperibile online, in quanto il Garante, con un comunicato del 9 gennaio scorso, ha invitato tutti gli organi di stampa, i siti di informazione e i social media ad astenersi dal diffondere il contenuto.
Nella nota il Garante ha richiamato l’attenzione al rispetto delle regole deontologiche nell’esercizio dell’attività giornalistica e all’osservanza della Carta di Treviso, che impongono una tutela rafforzata per i più piccoli. Inoltre, ha ribadito ai media di non pubblicare dettagli che, anche indirettamente, consentano di identificare un minore, riservandosi di intervenire contro le testate che hanno violato le regole deontologiche.
Con la Carta di Treviso, sottoscritta nel 1990, l’Ordine nazionale dei giornalisti e la Federazione Nazionale della Stampa Italiana (F.N.S.I.), in collaborazione con l’associazione Il Telefono Azzurro, si sono impegnati alla tutela dei minori di età a fronte di possibili contenuti inappropriati veicolati dai mezzi di informazione, ma anche a fronte dell’invasività di questi ultimi nei casi in cui il minore si trovi ad essere protagonista di un fatto di cronaca.
Nella Carta di Treviso si enuncia che “fermo restando il diritto-dovere di informare, deve prevalere comunque il superiore interesse dei bambini e degli adolescenti. Le trasformazioni in atto nel mondo dei media non comportano un’attenuazione della tutela dei loro diritti. Espressione di tale tutela è l’anonimato del minorenne”. Nel testo si precisa ulteriormente che “vanno garantiti l’anonimato, la riservatezza, la protezione dei dati personali e dell’immagine del minorenne in qualsiasi veste coinvolto in fatti di cronaca, anche non aventi rilevanza penale ma lesivi della sua personalità”.
La stessa esigenza si palesa anche nell’ambito della tutela dei dati personali, come chiaramente delineato nel Regolamento Europeo 2016/679 sulla protezione dei dati personali (GDPR), in cui si afferma che “i minori meritano una specifica protezione relativamente ai loro dati personali, in quanto possono essere meno consapevoli dei rischi, delle conseguenze e delle misure di salvaguardia interessate nonché dei loro diritti”.
Recentemente, diversi enti pubblici e privati che operano nell’ambito dei dati personali hanno aderito all’iniziativa del Garante denominata “State of privacy 22”, svoltasi nell’ottobre scorso, all’esito della quale è stato sottoscritto il c.d. Manifesto di Pietrarsa con l’impegno di “fornire ai non addetti ai lavori, in particolare ai soggetti vulnerabili come bambini e anziani, nozioni di base in relazione al valore dei dati personali, all’utilizzo consapevole dei dispositivi e dei servizi digitali, ai loro diritti e alle forme e agli strumenti utili a esercitarli e proteggerli”.