Quando parliamo di intelligence intendiamo lo strumento con cui lo Stato si serve per raccogliere, custodire e diffondere ai soggetti interessati, siano essi pubblici o privati, le informazioni rilevanti per la tutela della sicurezza delle istituzioni, dei cittadini e delle imprese.
Ad oggi la UE ambisce a creare un piano di intelligence comune con il nome di “Eu Intervention Force” che conterà su 5 mila uomini e uno “Scudo spaziale”.
Il sistema “Ad hoc Coalition” sarà colui che prenderà le decisioni e consisterà in una forma di cooperazione rafforzata.
Questo consiste nel primo germoglio di esercito europeo dal nome “Strategic compass” annunciato dall’Alto Rappresentante per Politica Estera e di Sicurezza dell’Ue, Joseph Borrell, con cui a fine novembre sarà presentato il nuovo modello di difesa europeo alla riunione dei ministri della Difesa e degli Esteri.
Lo strumento militare “Eu Intervention Force” dovrà essere a pieno regime entro il 2025.
Il documento, che è ancora una bozza, è suddiviso in quattro parti:
- “Act and Prepared”
- “Anticipate and Protect”
- “Invest and Innovate”
- “Cooperation and Support”
L’intera architettura si basa sulla cooperazione con la Nato e sul concetto di “prevenzione”, in particolare nei confronti delle minacce ibride.
Per il primo livello tattico nel progetto di difesa avrà un ruolo centrale un nuovo modello di carro armato europeo, il “Main Battel Tank”, una scelta verso cui da tempo si stanno orientando diversi eserciti e che nel contesto europeo dovrà probabilmente stemperare la rincorsa che stanno compiendo in particolare le italiane Leonardo e Iveco e la tedesca Rheinmetall.
Un altro punto rilevante dello “Strategic Compass” è la costituzione di un “Defense Innovation Hub”, una centrale dell’industria europea della Difesa.
A livello strategico, considerando ovviamente anche la minaccia sugli spazi marittimi e aerei, saranno realizzati sistemi di controllo e contromisure incentrati su una Platform Space Observation.
Anche la “minaccia ibrida” della cyberwar è attentamente valutata nel piano “Countering Hybrid Threats”, beninteso nel quadro di una integrazione nei teatri operativi dell’intelligence, anche rispetto alla minaccia della disinformazione delle parti avverse.
Questo contingente dovrà essere pronto entro il 2025. Il centro di comando verrà stabilito a Bruxelles. E il tutto dovrà agire su due piani:
- Per le azioni di addestramento (comprese le manovre in aree a rischio come il Mali o il Sahel)
- Per la guida di almeno due missioni operative contemporaneamente.
L’intelligence che l’Europa vuole creare è di tipo comunitario, sullo stile dell’Intelligence Fusion Center della Nato. La collaborazione tra i vari centri operativi deve essere cruciale per contrastare soprattutto il fenomeno delle fake news.
L’intero progetto, poi, dovrà essere realizzato con un finanziamento “comune”. Infatti, nel mese di ottobre la presidente della Commissione aveva indicato la possibilità di recuperare le risorse utilizzando una parte dell’Iva. Ma questo è un tema che verrà affrontato solo successivamente.