Per il nono mese consecutivo prosegue l’impennata dei prezzi. Una spinta a due cifre che arriva, ancora una volta, dai beni energetici e si trasmette a diverse altri componenti, complice la situazione critica relativa alle materie prime, alimentari comprese.
I rialzi coinvolgono anche il carrello della spesa, nonostante i beni ad altra frequenza d’acquisto abbiano un’inflazione acquisita pari al 5,5%, quasi identica a quella media. I prezzi di molti servizi, invece, operano da freno sull’aumento complessivo del tasso d’inflazione.
I comparti che registrano gli incrementi maggiori sono quelli investiti – direttamente o indirettamente – dalla situazione critica in campo energetico, con particolare riferimento ai servizi di alloggio e ristorazione. Questi devono sostenere l’aumento sia del prezzo dell’energia elettrica che del gas, cui si sono recentemente aggiunte anche le tensioni registrate nel settore alimentare: attualmente si rileva un’inflazione acquisita pari al 2,3%, meno della metà di quella media. Le imprese della distribuzione e del turismo si impegnano a non traslare completamente gli impatti subiti dagli aumenti dei prezzi, ma i margini d’azione si riducono sempre di più.
È necessario agire con tempestività perché il peso degli aumenti dei prezzi sui bilanci di cittadini ed imprese si fa sempre più gravoso. Servono interventi mirati per contenerne l’effetto: il rischio concreto è un ulteriore rallentamento della ripresa, proprio quando nel mondo del lavoro si iniziano a scorgere i primi segnali positivi, ancora tutti da consolidare.
Questo non sarà possibile se non si permetterà alle imprese di uscire dal vortice degli aumenti energetici già dal mese di aprile.
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