L’Associazione Contro il Bullismo Scolastico è il frutto di molti anni di pressioni e sofferenze subite da Vincenzo Vetere, fondatore e presidente di ACBS – Associazione Contro il Bullismo Scolastico ODV (Organizzazione Di Volontariato) . L’obiettivo dell’associazione è quello di ad aiutare le vittime di bullismo con incontri privati, ma anche tramite Social o di persona grazie ad attività che coinvolgono non solo le vittime, ma anche i bulli stessi, con attività socialmente utili.
Vincenzo, data la tua giovane età, in che momento esatto hai capito di voler aiutare il prossimo, i tuoi coetanei, ad affrontare e gestire il bullismo scolastico?
Ho capito all’età di 19 anni dopo aver chiesto ad un amico se anche lui fosse stato vittima, per me era una normalità e pensavo fosse giusto così. Successivamente durante l’estate del 2014 ero al mare ed ho sentito alla radio di un ragazzo che si era tolto la vita a causa del bullismo e sentendo la sua storia era molto simile alla mia, allora ho scritto su internet a casa di mia zia “Associazioni contro il bullismo in Italia” ed in quel momento ne avevo viste 3 gestite da genitori che purtroppo avevano perso i loro figli, da lì mi è partita l’idea di ACBS – Associazione contro il bullismo scolastico.
A livello psicologico, come riesci ad affrontare le molteplici storie dei vissuti dei tuoi coetanei? In che modo affronti l’argomento in un colloquio tra ragazzo e genitore?
Chi ha sofferto riesce secondo me ad avere una sensibilità acquisita e sa che risposta dare ed in che modo darla. Io personalmente mi immedesimo ed avendone subite di cotte e di crude per 13 anni ogni qualvolta che affrontiamo l’argomento con un ragazzo e con il genitore penso a quale risposta avrei voluto sentirmi dire io in quella stessa situazione qualche anno fa, in pratica parlo al me bambino/ragazzo/adolescente e ciò mi aiuta moltissimo.
Come avresti voluto che i tuoi genitori si fossero comportati? Che consigli daresti ai genitori dei ragazzi?
I miei genitori non sapevano nulla, io purtroppo nascondevo tutto per paura di ritorsioni e ciò è totalmente sbagliato soprattutto perché il rimorso di non aver parlato ritorna nonostante siano passati anni. Io consiglio ad ogni figura coinvolta di non minimizzare ciò che il ragazzo racconta, chi è vittima se sceglie di parlare racconta l’episodio meno grave e ciò dovrebbe allertare chi lo sta ascoltando. Io quelle poche volte che ho parlato mi lamentavo del fatto che mi avessero rubato la bottiglietta d’acqua ma quella era una mi richiesta di aiuto. Il “trucco” è quello di fare attenzione ai dettagli.
Secondo te nelle scuole italiane l’argomento è sufficientemente trattato? Hai qualche suggerimento rispetto ad attività e laboratori per affrontare il delicato tema?
Nelle scuole dal 2017 se ne sta parlando molto di più rispetto agli anni precedenti. Questo perché è entrata in vigore una legge (la 71/17) che prevede ed obbliga ogni scuola ad organizzare durante l’anno convegni di sensibilizzazione sul tema oltre ad aver istituto un insegnante referente delle tematiche del bullismo, una figura molto importante presente in ogni istituto di ordine e grado ma ancora poca conosciuta.
Ritieni che le leggi in materia siano sufficienti per contrastare il fenomeno?
Secondo me la legge 71/17 ha dato un giusto significato alla parola “cyberbullismo” ed ha dato la possibilità ai ragazzi di affrontare il tema in classe. Andrebbe applicata meglio e nella sua totalità (sono 7 articoli), ma come ogni argomento qui in Italia è sempre tutto così complicato.