La Fondazione Enaip Lombardia, sede di Bergamo, ente accreditato da Regione Lombardia per i Servizi di Istruzione e Formazione professionale, dedicata agli adolescenti tra i 14 e i 18 anni nei settori VENDITA, TURISMO e LOGISTICA, ha accolto con entusiasmo il progetto di orientamento sul cyberbullismo e l’odio di rete, rimodulando per il corrente anno scolastico il proprio calendario e inserendo 4 ore di co-docenza per classe.
Da novembre ad oggi numerosi studenti hanno avuto l’opportunità di dialogare con un docente esterno sulle regole da osservare nell’utilizzo della rete e dei social, sugli obblighi di legge (a partire dall’età minima per l’iscrizione ai social network e alla chat di whatsupp), sui pericoli del web, sulle responsabilità legate agli atti di cyberbullismo e di odio in rete, più in generale sulla necessità di una nuova e maggiore consapevolezza nell’utilizzo della rete, che non può prescindere da una rinnovata “educazione digitale”.
E’ stato proposto ai ragazzi, al termine delle ore di orientamento, di farsi portavoce delle riflessioni maturate in classe, di scrivere il loro punto di vista e le loro considerazioni alla luce di tutti gli spunti offerti, al fine di proporre soluzioni per salvaguardare la “digitalizzazione” della vita dei giovani, imprescindibilmente legata alle opportunità che la rete offre, come strumento di cnonoscenza, formazione, svago e curiosità, per frenare il più possibile la deriva del cyber crime e delle azioni irresponsabili nelle quali possono annidarsi i fenomeni del cyberbullismo e dell’odio di rete.
Tre giovani autori di quarta scrivono:
“Ci siamo trovati per discutere sul tema odio in rete. Ad oggi noi non ci abbiamo mai fatto caso, ma affrontando il discorso con l’avvocato Trinchera ci siamo resi conto che certi commenti possono avere effetti negativi sull’emotività delle persone che li ricevono.
Esistono casi di stalking e atti di odio ingiustificato che alcune persone esercitano stupidamente e anche inconsapevolmente.
Vorremmo trattare alcuni temi che secondo noi hanno maggiore importanza nell’odio in rete.
Il primo argomento che vogliamo affrontare tratta dei temi di insulto più ricorrenti che anche noi vediamo spesso sui social.
Molti vengono insultati per l’aspetto fisico con nomignoli sgradevoli, altri per l’orientamento sessuale perché non vengono compresi, altri ancora per il colore della pelle e della religione. La gente si sfoga con queste persone soltanto per la loro diversità sentendosi in diritto di dire qualunque cosa, ma spesso e volentieri offendendo e ferendo queste persone.
Vogliamo puntare l’attenzione su dove secondo noi deriva la natura di chi fa odio in rete. Consultandoci è emerso che i principali soggetti che esercitano l’odio in rete sono persone frustate, infelici e insensibili che non danno la loro opinione, ma insultano. Ci sono modi e modi per dire le cose.
Vogliamo farvi degli esempi di quando si parla di odio in rete.
Il primo esempio è dell’influencer Valentina Dallari che a causa di insulti sulla sua forma fisica si è ammalata di anoressia.
Un altro esempio con conseguenze più gravi è quello di Carolina Picchio una ragazza di 14 anni che venne filmata ad una festa ubriaca e incosciente delle sue azioni e che si tolse la vita in seguito al tormento dei commenti negativi ricevuti a causa della diffusione del video.
Come ultimo esempio vogliamo parlare di una pagina “papà per scelta” tenuta da due padri LGBT che mostrando scene della loro vita quotidiana in famiglia ricevono pesanti insulti nonostante la felicità dei bambini e del contesto familiare.
Infine, vogliamo sottolineare l’importanza della segnalazione di questi fenomeni. Spesso i ragazzi agiscono i modi differenti: certi non hanno problemi a denunciare comportamenti di odio, altri hanno difficoltà a presentarsi davanti alle autorità competenti, altri ancora non se la sentono nemmeno di dirlo ai genitori e tengono tutto per sé. Per evitare maggiori problemi queste ultime due categorie sarebbe bene che si creasse un portale online a cui rivolgersi per denunciare, segnalare o semplicemente per chiedere consigli.
Se vi dovessero capitare casi di questo tipo vi consigliamo di rivolgervi a qualcuno di compente per bloccare questo nuovo tipo di violenza”.
I ragazzi restano osservati speciali, in quanto protagonisti del “fenomeno web”, tra opportunità e insidie, chiamati ad una partecipazione attiva, critica, efficace, a tutto vantaggio del dialogo generazionale e della consapevolezza digitale che tutti invochiamo.