Uno studio di Philips, noto come “World Sleep Study” e pubblicato in occasione della Giornata Mondiale del Sonno, ha evidenziato che 7 italiani su 10 hanno gravi disturbi del sonno dall’inizio dalla pandemia.
Quale può essere il motivo scatenante?
Dall’inizio dei primi lockdown, nel marzo dello scorso anno, la vita di tutti noi ha subito cambiamenti significativi ed uno di questi, inevitabile e controproducente, è l’aumento esponenziale del tempo che si passa davanti agli schermi, siano essi pc, tablet o smartphone. Durante le giornate di lockdown, infatti, ed anche di zona rossa, come quelle attuali, si passa in maniera progressiva dalla DAD per gli studenti e lo smartworking per i lavoratori, al divano e poi al letto. Questo significa che dopo aver passato le ore prediposte a lavorare e studiare davanti i nostri device, il tempo libero lo si trascorre a guardare un film, una serie o a scorrere le stories su instagram dal nostro smartphone, seguendo il principio della second screen experience.
Tutto questo ha profondamente modificato i ritmi del sonno degli italiani che, sempre più fissati davanti lo schermo, non dormono serenamente. Un italiano su due, infatti, non si dice soddisfatto del proprio sonno e si sveglia almeno una volta a notte. Le cause principali? Stress, timori legati alla pandemia, problemi finanziari e l’immancabile smartphone utilizzato quando si è a letto. In totale, ben il 70% degli italiani ha sviluppato almeno un nuovo disturbo dall’inizio della pandemia.
I risultati rivelano quanto la pandemia abbia inciso sulla capacità di dormire bene del 46% degli italiani, con maggiore impatto sulle donne (50%): un dato significativamente superiore al 37% della media globale.
Ad innescare questo circolo vizioso tra Covid-19, stress e scarsa qualità del sonno contribuisce senza dubbio la cattiva abitudine di utilizzare a letto il proprio smartphone: un rito al quale non si sottrae ben l’84% degli italiani. In ordine, si guardano in primis i social (70%), si scambiano messaggi (41%) e si leggono le ultime news di giornata(32%): non certo il miglior viatico per una buona notte di riposo.
Guardare la tv (43%) rimane al primo posto tra le strategie utilizzate per cercare di dormire meglio, mentre metodi più avanzati come strumenti per monitorare il sonno sono utilizzati ancora da pochi (7%), come pochi sono ancora quanti hanno approfondito i disturbi del sonno facendo almeno una volta un test per le apnee notturne (9%).
Anche i più giovani, purtroppo, risentono in età precoce di un disturbo che normalmente avanza con l’età: l’insonnia dei giovanissimi sta infatti diventando un problema molto diffuso e spesso sottovalutato. L’allarme nei mesi scorsi è stato lanciato dagli esperti della medicina del sonno e da neurologici e psichiatri curano sempre più bambini insonni.
La causa scatenante, nel loro caso, è spesso da riscontrare nei genitori stessi: i bambini molto piccoli, infatti, crescono da subito passando troppe ore di fronte ai tablet sviluppando disturbi del sonno in età prescolare.
Un ulteriore aspetto da considerare è la famosa “luce blu” che i dispositivi tecnologici producono, la quale modifica la produzione di melatonina, ormone del sonno, la quale regola il ciclo di sonno-veglia. Questa luce manda letteralmente in tilt l’orologio biologico con gravi effetti sui risultati finali. Una ricerca della KK Women’s and Children Hospital & National University of Singapore, ha dimostrato che smanettare sui social, sui cellulari o sui videogiochi prima di andare a letto toglie il sonno e fa accumulare solo stanchezza.
E’ necessario quindi prestare attenzione a questi aspetti, soprattutto per tutelare i più piccoli, che inconsciamente cominciano da ad accumulare una serie di danni che poi si svilupperanno in età più adulta.
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