È quanto si legge nell’istruttoria varata dal Collegio della Corte dei Conti per il controllo concomitante presso la Sezione centrale di controllo sulla gestione delle Amministrazioni dello Stato: Presidente Massimiliano Minerva, relatori Maria Nicoletta Quarato e Marinella Colucci.
L’accertamento contabile ha avuto come oggetto lo stato di realizzazione dell’intervento previsto nell’ambito della missione “inclusione e coesione” del PNRR denominato “Creazione di imprese femminili”, che interesserà 2400 imprese italiane entro il 2026 di cui 700 nell’obiettivo intermedio del secondo trimestre 2023.
Ma cosa si intende esattamente per imprenditoria femminile? Il Ministero ha indicato che possono essere considerate “femminili” tutte le micro, piccole e medie aziende che presentano le seguenti caratteristiche: Imprese individuali gestite da donne; società cooperative e società di persone costituite almeno al 60% da donne; società di capitali le cui quote di partecipazione siano in misura inferiore ai due terzi di donne e i cui organi di amministrazione siano costituiti per almeno i due terzi da donne.
In particolare, sono nati e divenuti operativi due fondi specifici: Il Fondo Impresa Donna, con i programmi/bandi come “Oltre Nuove Imprese a Tasso Zero” e “Smart & Start” e il Fondo per l’Imprenditoria Femminile per il quale la Legge di Bilancio 2021 ha previsto una dotazione di 20 milioni euro per il 2021 e il 2022. Entrambi mettono a disposizione risorse agevolate, contributi a fondo perduto, finanziamenti a tasso zero o agevolati, investimenti nel capitale utili, sia per avviare sia per accrescere le imprese femminili.
Oltre alle diverse attività di comunicazione, formazione e informazione per le imprenditrici, si aggiungono anche altre iniziative messe in campo dal Ministero dello Sviluppo economico per promuovere nel Paese la cultura dell’imprenditorialità femminile.