Eventi come la pandemia e il conflitto in Ucraina hanno messo in evidenza la fragilità delle catene di approvvigionamento. Negli ultimi anni, tra l’altro, i brand devono anche far fronte all’interesse dei consumatori, soprattutto della Generazione Z, per la trasparenza in materia di sostenibilità e questioni ambientali. Questa tendenza, combinata con le sfide esistenti, sta creando un contesto favorevole per quello che Manhattan Associates definisce “supply chain commerce”.
Oggi, infatti, i sistemi tradizionali non sono più adeguati perché siamo in un contesto in cui il digitale è fondamentale per il successo economico, ambientale ed esperienziale. In un recente sondaggio, solo il 6% dei rivenditori intervistati ha affermato di sapere sempre dove si trova ogni singolo articolo nel proprio stock, evidenziando le sfide reali rappresentate da processi che non comunicano in modo efficace tra le diverse funzioni.
Nasce allora il supply chain commerce, un mercato emergente che si propone di riprogettare le catene di approvvigionamento fisiche e digitali in modo da allinearle alle aspettative dei consumatori e della società. In particolare, oggi l’ideologia di un consumo sfrenato viene spesso indicata come una delle principali cause dell’emergenza climatica attuale. L’aumento della consapevolezza delle dinamiche sociali si traduce anche in nuovi indicatori di spesa generazionali: la Generazione Z considera le generazioni precedenti responsabili del consumismo e del materialismo, e pertanto è più propensa a identificarsi con brand che riflettono i suoi valori fondamentali, come l’ambientalismo, l’uguaglianza e il commercio equo e solidale.
Il supply chain commerce rappresenta quindi non solo un nuovo equilibrio tra domanda e offerta ma anche il mezzo dato ai marchi per offrire prodotti più ecologici e sostenibili, alternative di consegna e scelte di reso.
Questo processo inizia dall’acquisto stesso e include funzionalità digitali di self-service che consentono ai consumatori di modificare gli ordini. Vengono considerati anche processi di confezionamento più ecologici per ridurre gli sprechi di spazio durante la spedizione e ottimizzazione dei percorsi di trasporto e la riduzione dei percorsi in strada e aerei. Infatti, la circolazione delle merci è fondamentale per il sostentamento e il benessere ma tale flusso può avere un impatto negativo sull’ambiente.
Solo unificando tutti gli elementi del percorso d’acquisto, dal sito web allo stock e al trasporto, fino al punto vendita, i venditori possono offrire ai propri consumatori ciò che desiderano in modo da non penalizzare i profitti o la salute del pianeta. Il risultato finale è una riduzione delle emissioni di CO2, un’esperienza di acquisto eccezionale e un maggiore allineamento con le esigenze dei consumatori.
Il supply chain commerce offre alle aziende, ai rivenditori e ai consumatori di tutto il mondo un’opportunità unica per intraprendere una nuova strada. Rappresenta quindi la possibilità per il consumismo di riacquistare la propria consapevolezza e di generare un futuro più verde e sostenibile, in cui le aspettative dei clienti e la salute del nostro pianeta possano coesistere e prosperare.
(C.D.G.)