La decisione presa dal Parlamento Europeo lo scorso 14 marzo con la direttiva Case green prevede che per ogni Stato membro gli edifici residenziali raggiungano, entro il 2030, la classe energetica E che dovrà diventare di tipo D entro il 2033.
La direttiva interviene anche sugli immobili di nuova costruzione per i quali si prevede il raggiungimento delle zero emissioni entro in 2050 e il divieto di agevolazioni per le vecchie caldaie dal 2024. Insomma, un insieme di nuove disposizioni che obbligano il proprietario ad eseguire una serie di lavori di ristrutturazione per raggiungere i nuovi standard energetici fissati dall’Unione Europea.
E proprio su questo versante la direttiva case green 2023 inizia ad intimorire gli italiani. A destare preoccupazione è proprio la messa a norma degli edifici, o meglio il pericolo per le famiglie di dover pagare di tasca propria le spese per gli interventi necessari.
Su questo tema l’Associazione bancaria italiana (ABI) è intervenuta negli scorsi giorni in audizione in commissione Politiche Ue della Camera e il presidente Sabatini ha dichiarato che seppur la direttiva abbia “un obiettivo in astratto condivisibile (…) presenta rilevanti profili di criticità. Gli obiettivi sono difficilmente raggiungibili nei tempi previsti dalla direttiva” e, inoltre c’è il “rischio di produrre una rilevante riduzione del valore di mercato degli edifici. Questo impatterebbe anche sul mondo bancario”.
Tra gli effetti che maggiormente si temono difatti, vi è quello sull’erogazione e sul pagamento dei mutui; secondo l’associazione degli imprenditori Unimpresa, senza correzioni l’Italia avrà problemi grandissimi per quanto riguarda la concessione di mutui per l’acquisto di abitazioni e sorgeranno difficoltà consistenti per l’erogazione di prestiti alle piccole e medie imprese concessi sulla base di garanzie immobiliari. Inoltre “gli immobili ‘fuori legge’, quelli che non rispettano i nuovi requisiti di efficienza energetica, subiranno inevitabilmente un deprezzamento: ciò, dunque, avrà effetti sia sui nuovi mutui sui nuovi prestiti.
Gli immobili da adeguare saranno 8 milioni.
Sono molte le preoccupazioni sugli effetti della decisione del parlamento sugli edifici scolastici del nostro Paese e che necessiterebbero, per il 95% dei presidi, di interventi di efficientamento. Ora resta da capire cosa fare tenendo conto che, secondo quanto previsto dalla direttiva, saranno i singoli Paesi a decidere le misure per raggiungere gli obiettivi prefissati, prevedendo regimi di sostegno con particolare attenzione alle cosiddette ristrutturazioni profonde e sovvenzioni e sussidi mirati destinati alle famiglie vulnerabili.
(G.S)