Tutto è iniziato quando a maggio il fondo d’investimenti statunitense KKR ha fatto una proposta per l’acquisizione di Tim, nota azienda di telecomunicazioni italiana. Nonostante l’offerta fosse stata ritenuta troppo bassa da alcuni analisti, il CDA dell’azienda si è comunque dimostrato interessato.
L’elemento degno di nota è che l’intenzione di partecipare nel capitale della ormai ex Telecom Italia non è provenuta solo da oltreoceano, poiché anche il governo italiano ha visto in questa operazione la possibilità di rilanciare il settore delle telecomunicazioni del nostro Paese e salvare posti di lavoro. Il 10 agosto 2023 il ministero dell’economia ha così siglato un memorandum d’intesa col fondo americano per l’acquisto di una parte della rete di Tim. L’accordo prevede che KKR acquisisca il 70% di NetCo, la nuova società che includerà tutta l’infrastruttura della rete di Tim, mentre il governo acquisterà il 20% (equivalente a un investimento massimo di 2,2 miliardi di euro, secondo le stime del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti).
Da questa intesa è derivata nell’ultima settimana l’approvazione di un Dpcm da parte del Consiglio dei ministri che formalizza l’accordo citato precedentemente, autorizzando il Tesoro a entrare nella NetCo con una quota di minoranza e un decreto legge per fornire un supporto economico all’operazione.
Complessivamente, Tim venderà la sua rete per una cifra compresa fra i 20 e i 23 miliardi di euro, che dovrebbero essere poi usati per colmare i suoi debiti.
L’affare sembrerebbe dunque concluso, ma tutte le attenzioni, in questo momento, sono canalizzate sulle questioni Antitrust, in altri termini sull’attesa di un via libera da parte della Commissione UE.
SF
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