Google si è da poco “beccata” una nuova sanzione in India per la concorrenza che ha accusato l’azienda di abuso di posizione dominante in più mercati andando a favorire la suite proprietaria di app su Android. La multa da pagare ammonta alla modica cifra di 162 milioni di dollari.
Andando più nello specifico, la Commissione indiana ha sanzionato il colosso di Mountain View per aver presumibilmente applicato una condizione ingiusta ai produttori di smartphone a cui sarebbe stato imposto di preinstallare le app di Google come parte degli accordi per l’utilizzo di Android.
Questa volta, però, l’antitrust indiano accusa il gigante del web di abusare del suo dominio del mercato delle app e di forzare gli sviluppatori ad utilizzare il suo sistema a pagamento.
L’indagine era stata avviata dall’autorità antitrust indiana a fine 2020. Al termine del procedimento, durante il quale sono state ascoltate altre aziende, la CCI ha verificato che l’obbligo di usare il suo sistema di pagamento in-app rappresenta un’imposizione di condizioni sleali. Tra l’altro, Google non usa il sistema di pagamento per le sue app, quindi si tratta anche di imposizione di condizioni discriminatorie.
Infatti, la CCI ha ingiunto a Google di adottare otto nuove modalità entro i prossimi tre mesi e di garantire la completa trasparenza.
Secondo l’autorità, il comportamento di Google ostacola l’innovazione e la concorrenza. L’azienda di Mountain View dovrà quindi attuare una serie di misure entro i prossimi tre mesi. Gli sviluppatori potranno utilizzare un sistema di pagamento di terze parti e comunicare agli utenti della disponibilità di un’alternativa.
Nel documento di 199 pagine elaborato dalla Competition Commission of India si legge che il Play Store di Google avrebbe imposto agli sviluppatori di usare “esclusivamente” il suo metodo di pagamento per la vendita o la distribuzione della app.
Attraverso un suo addetto stampa Google ha fatto sapere alla BBC di avere avviato un processo di revisione: “Abbiamo tenuto i costi molto bassi; il nostro modello ha spinto la trasformazione digitale del paese e consentito l’accesso a centinaia di milioni di indiani”.