Nella transizione energetica verso le fonti rinnovabili e green ci sono molte incertezze e incognite in merito alle cosiddette fonti ‘alternative’, a quelle fossili e più inquinanti che non possono colmare tutta la domanda di energia necessaria.
Ma in merito vi è anche qualche aspetto sicuro: serve una fonte energetica stabile e programmabile, perché solare ed eolico non sono in grado di soddisfare il bisogno di energia, innanzitutto elettrica, che continua a crescere.
“Questa fonte energetica stabile e programmabile, e che non produce anidride carbonica, può essere il ‘nuovo’ nucleare, tecnologicamente avanzato, innovativo, ad esempio quello generato attraverso i mini-reattori di quarta generazione”, rimarca Umberto Minopoli, presidente Ain, Associazione italiana nucleare.
Il nucleare (più datato e tradizionale) e il ‘nuovo’ nucleare (quello più moderno e innovativo) contribuiscono già oggi a un quarto (circa il 25%) del fabbisogno energetico complessivo dell’Unione europea. Non si tratta dunque di un ritorno al passato, ma piuttosto di uno sguardo al futuro, alle tecnologie di nuova generazione e soprattutto all’attività di ricerca svolta dall’Italia nel contesto internazionale.
L’attenzione da tempo si è soffermata su due tecnologie: i reattori di piccola taglia e soprattutto il nucleare di IV generazione, considerato come il nucleare del futuro, pulito, sicuro e senza scorie. O ancora, guardando più avanti, la fusione, la cui dimostrazione è la sfida dei prossimi decenni.
Secondo la startup Helion, che ha da poco ricevuto un nuovo finanziamento da 500 milioni di dollari, la fusione nucleare è tutt’altro che un sogno fuori portata. La tecnologia da anni rincorsa per dare una nuova sorgente di energia pulita all’umanità sarebbe non solo tecnicamente possibile, ma anche economicamente praticabile.
La fusione termonucleare è il processo che unisce le molecole di elementi leggeri quali l’idrogeno, il trizio o il deuterio sprigionando grandi quantità di energia; in natura, essa avviene nel Sole. Ma ha un problema: per innescarla servono elevatissime temperature. La possibilità di sfruttare la fusione nucleare, che è considerata la fonte di energia del futuro, richiede ancora il superamento di problemi tecnologici che comportano elevatissimi costi di ricerca. Gli studi in corso in varie nazioni fanno ritenere ragionevole l’attesa che in capo a qualche decennio si possa giungere alla realizzazione di un prototipo di centrale nucleare a fusione.
In questo scenario, operare nella filiera della fusione nucleare costituisce uno stimolo all’innovazione delle imprese, degli impianti e per le attività di ricerca e sviluppo: per il 70% delle aziende censite dall’Associazione italiana nucleare, “la partecipazione alla filiera della fusione ha un impatto molto alto sulla propensione a innovare. La maggior parte delle aziende ha fatto degli investimenti per entrare nella fusione, innanzitutto per l’acquisizione di competenze innovative, per realizzare innovazioni di processo e innovazioni organizzative”.