Gli investigatori hanno lavorato per cinque mesi (28 giugno – 23 novembre) per intercettare denaro e asset virtuali collegati a diversi crimini informatici. All’operazione HAECHI III, coordinata dall’Interpol, hanno partecipato 30 paesi: Australia, Austria, Brunei, Cambogia, Costa d’Avorio, Francia, Ghana, Hong Kong, India, Indonesia, Irlanda, Giappone, Corea, Kirghizistan, Laos, Malesia, Maldive, Nigeria, Filippine, Polonia, Romania, Singapore, Slovenia, Sud Africa, Spagna, Svezia, Thailandia, Emirati Arabi Uniti, Regno Unito e Stati Uniti.
L’operazione ha portato all’arresto di quasi 1000 persone e ha consentito agli investigatori di risolvere più di 1.600 casi.
I cybercriminali hanno utilizzato varie tecniche e tattiche per mettere in atto le loro attività illecite, tra cui “truffe romantiche”, impersonificazioni e sextortion. In alcuni casi, le vittime sono state contattate tramite app di messagistica e convinte ad effettuare un investimento in criptovalute.
Nell’ambito dell’operazione l’Interpol ha osservato un aumento delle app di messaggistica crittografate e utilizzate dai truffatori per lo scambio di informazioni con le vittime negli schemi di investimento. La vicenda ha interessato anche il nostro Paese, in quanto tra i punti salienti dell’operazione HAECHI III c’è anche l’arresto di due coreani, uno in Grecia e l’altro in Italia, che avevano sottratto 29.100.000 dollari a 2.000 vittime in Corea. Degno di menzione anche l’arresto di membri di un gruppo criminale che operavano dall’India, impersonando degli ufficiali dell’Interpol con l’obiettivo di indurre le vittime all’invio di ingenti somme in criptovalute.